Partnership per Indian Motorcycle con l’ex star della FMX e pluripremiato “custom builder vintage style” Danny Schneider per interessanti progetti futuri.
Testo a cura di: Paolo Pysa
Foto Credits: Janosch Abel
«Questo è un grande onore. Indian Motorcycle è un mio vecchio amore, soprattutto da quando ho costruito la mia Scout del 1931. Poi, quando è uscita l’FTR, ne volevo uno così tanto. Ed ora è una realtà grazie al team di Indian Motorcycle», ha detto Danny. «Mi aspettavo che l’FTR fosse abbastanza diverso e che avrei avuto bisogno di molto tempo per abituarmici, ma non appena mi ci sono seduto mi sono sentito subito a mio agio e fiducioso, sensazione assai importante ogni volta che provi una nuova moto. L’equilibrio, la potenza e la maneggevolezza sono straordinari… inoltre, adoro il display!».
Mentre i dettagli della collaborazione devono ancora essere rivelati, l’affinità personale di Danny con Indian Motorcycle è di vecchia data, complice la sua storia e la sua speciale creazione vintage Indian Scout.
Chi è Danny
Nato nell’agosto 1974 e cresciuto a Bümplitz, in Svizzera, Danny Schneider ha iniziato presto a destreggiarsi nella BMX che lo ha portato a diventare una star della FMX, poi ha cambiato direzione per diventare un pluripremiato costruttore di moto custom. Danny Schneider mette tutto sé stesso in ciò che fa e ha la passione per le 2 ruote che gli scorre nelle vene.
«Mi è stato diagnosticato l’ADHD (Disturbo da Deficit di Attenzione Iperattività) e avevo bisogno di uno sport intenso come questo, qualcosa in cui potevo davvero sfogare tutta la mia energia extra; devo dire che mi sono divertito un mondo» ha detto Danny.
La carriera nel motocross
Con il suo talento naturale per la guida, Danny si è avventurato nel Motocross a 16 anni e a 20 ha gareggiato nello sport estremo che è l’FMX (Freestyle Motocross) divenendo una star. Danny poi, purtroppo, ha avuto un grave incidente in allenamento che lo ha costretto in ospedale per quattro mesi, un infortunio che ha posto fine alla sua carriera agonistica.
«Sapevo che i miei giorni nel circuito delle gare erano finiti, ma sapevo anche che non mi sarei mai rinchiuso a lavorare in un ufficio. Avevo bisogno di trovare qualcosa che mi permettesse di esprimermi. Appena ho potuto ho comprato una vecchia moto e ho iniziato a modificarla e quello che era iniziato come un hobby si è presto trasformato in una professione. Nel 2002 ho fondato il mio garage Hardnine Choppers e da allora personalizzo moto d’epoca, riportandole in vita come opere d’arte da strada».
Hardnine Choppers
Ora classificato tra i migliori vintage bike builders in tutto il mondo, all’inizio Danny ebbe bisogno dell’aiuto dei suoi amici dai quali apprendere le abilità nella lavorazione dei metalli per poter realizzare le sue creazioni e ben presto le sue costruzioni hanno iniziato ad attirare l’attenzione, ne è testimone la sua D’MX del 2009 che ha ottenuto elogi in oltre 20 riviste internazionali!
«Quello è stato un vero punto di svolta per la mia carriera da Hardnine Choppers. L’attenzione globale che la moto D’MX ha ricevuto è stata incredibile. Presto sono stato invitato a custom shows e ho vinto trofei nelle grandi competizioni».
Danny è un personaggio importante nel mondo delle moto custom lo ribadisono i suoi fan che chiedono il suo autografo ogni volta che partecipa agli spettacoli negli Stati Uniti. Una grande parte del fascino di Danny è che non segue mai le tendenze o si adagia in un solo stile di costruzione, che ti piacciano le café racer, i flat tracker o i classici chopper, Danny saprà sempre stupirti, compresa la bellissima Indian Scout del 1931 che Danny ha ricostruito e customizzato nel 2012.
«Per me, l’Indian Scout è stato amore a prima vista. La Scout è stata la prima motocicletta Indian che avessi mai visto e rimasi sbalordito dal design e dalla tecnologia che Indian Motorcycle aveva già nel 1930. Poi, dopo aver visto il film “The World’s Fastest Indian”, è diventato il mio sogno possedere e lavorare su una Indian d’annata».
La Scout 101 del 1931
Il sogno di Danny si sarebbe avverato quando gli era stata data l’opportunità di acquistare un Indian Scout 101 del 1931 incredibilmente speciale.
«La parte sorprendente è stata che la moto era di proprietà di Hans Mack, un motociclista tedesco unico nel suo genere che si esibiva, sfidando la gravità in moto, nel suo spettacolo: “The Death Wall”, “Il muro Della Morte”! Quando me l’ha venduta, Hans aveva 83 anni e la guidava ancora. Voglio dire, essere in grado di acquistare una moto da una Leggenda come lui con così tanta storia e esperienza motociclistica “sul filo del rasoio”, mi ha lasciato senza fiato».
Danny ha quindi dovuto prendere una decisione seria, ripristinare la moto com’era originariamente o personalizzarla?
«Quando iniziai a fare ricerche su ciò che è stato fatto con le Indian Scout 101, ho visto che il 99,9% di esse è stato conservato o restaurato ma io non ho resistito, devo creare una moto unica! Quindi il mio piano era di mostrare rispetto ad Hans conservando tutte le parti smontate, lasciando il telaio e la forcella originali senza tagliare nulla, con la possibilità di poter riportarla al suo stato originario in qualsiasi momento, ma dando sfogo al mio estro e personalizzarla con le componenti da me create!».
L’opera di customizzazione
Quando Danny incominciò a smontare lo Scout, voleva iniziare creando un nuovo serbatoio del carburante: ne acquistò due da utilizzare come base, ma andavano maneggiati con molta attenzione a causa della loro età.
«Ho modellato a mano un nuovo serbatoio dalle parti dei due vecchi e riportando lamiera nuova perché erano in pessime condizioni. In seguito ho lavorato di martello a mano creando un parafango e ho modellato i risers e il manubrio; sembra facile ma è infernale, però mi rende comunque super felice perché amo questo lavoro».
Nel bel mezzo della costruzione, Danny ha avuto l’idea di fotografare la moto sulla Offene Rennbahn Oerlikon a Zurigo, in Svizzera, costruita oltre 100 anni fa e che aveva anche ospitato gare di flat track nel 1920.
«Ho chiamato per chiedere se potevo andare in quel luogo magico e mi hanno detto di sì però mi hanno messo al corrente che la pista sarebbe stata chiusa per lavori il 13 ottobre. Era il 27 agosto e la Scout si mostrava smontata in mezzo a un gran casino di parti tutt’intorno e allora mi sono imposto di lavorare 18 ore al giorno per completare la moto in tempo: volevo a tutti i costi guidare la mia creatura su quella pista».
Aiuti in arrivo!
Fortunatamente pochi giorni dopo, l’amico di Danny, Steve Hopkins, ha telefonato e Danny gli ha parlato del progetto e della tempistica ristretta. Steve si offrì immediatamente di andare ad aiutarlo. Due giorni dopo, Steve, che è un chopper builder della vechia guardia, è arrivato e si è messo al lavoro su importanti componenti come la realizzazione di distanziali per il fissaggio di sedile e parafanghi, lucidatura del motore e altri particolari.
«Steve mi ha davvero aiutato lavorando di fino su tante piccole componenti che richiedono così tanto tempo per poi concentrarci sulla ricostruzione del motore. Appena finiti parafango, barre e serbatoio li ho fatti verniciare: niente basi glitterate metalflake, solo rosso originale. Ho inviato il parafango e il serbatoio in Giappone a Mr.G che ha fatto un’opera d’arte sotto forma di lettering ramato: ai miei occhi è il migliore e li ha dipinti a mano in due giorni, incredibile!».
In attesa del ritorno delle sovrastrutture dal Giappone e dell’arrivo delle gomme dall’America, Danny ha rivolto la sua attenzione alla ricostruzione delle ruote e al completamento della ricostruzione del motore.
«Nel frattempo, stavo pensando a come volevo fare i tubi di scarico, con questo motore dovrei fare curve molto strette per adattarli, il che avrebbe influito sulle prestazioni del motore. Mi ci sono volute due settimane per misurare, piegare, saldare, rimisurare e riprovare prima di ottenere le forme di cui ero soddisfatto, inoltre il suono che ne fuoriuscì era così bello…».
Il grande giorno
Alla fine di settembre, Danny aveva il progetto pronto per l’assemblaggio finale e, con l’aiuto di Ramon di Hotcycle Pilotes che si occupò di “attivare” tutte le parti elettriche, è arrivato il grande giorno.
«Quattro calci e si è messa in moto! Ho regolato il carburatore, ho fatto un breve giro di prova ed ero pronto per il grande servizio fotografico. Ho completato la moto entro il 5 ottobre pochi giorni prima della chiusura della pista di Offene Rennbahn Oerlikon. Siamo giunti sul posto e la pista era asciutta, abbiamo scattato delle belle foto e mi sono divertito moltissimo a guidare l’Indian Scout per la prima volta, hanno quasi dovuto spararmi per farmi uscire dalla pista!».
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